Stelle filanti di Alberto Nessi è un libro d’artista che contiene sette poesie inedite di Alberto Nessi, una nota critica di Elisabetta Motta e tre incisioni originali di Luciano Ragozzino. È stato composto con caratteri Garamond e stampato su carta Hahnemühle con i torchi dell’ex gelateria di via Guinizelli 14 per i tipi de Il ragazzo innocuo, in 50 esemplari numerati e firmati. Milano, gennaio, 2024.
Testo critico di Elisabetta Motta
Stelle filanti è una silloge che ben rappresenta quella direttrice della scrittura di Alberto Nessi che volge in direzione del «cerchio familiare», alimentata dagli affetti più teneri e profondi della moglie Raffaella, delle figlie Vita e Antonia e dei loro bambini, dalle gioie dell’amicizia. Protagonisti di questi versi sono i suoi nipotini, Dora, Cosma, Milo e Léon impegnati nei loro giochi, nelle loro mille avventure, nei loro sogni, proiettati in una dimensione apparentemente senza tempo, alimentata dalla meraviglia e dallo stupore. E un’eco di tale mistero, di tale meraviglia risuona con insistenza nelle poesie di questa raccolta, diventandone il filo conduttore: è attraverso i loro occhi e i loro desideri (da de-sidera) che Nessi regala anche a noi una seconda bellezza, quella che Leopardi descrisse nello Zibaldone, ciò che vorremmo vedere accanto a ciò che vediamo. È custodendone il segreto che «il groviglio / del male diventa scoglio di cozze / meravigliose» (La porta del frigo) e che lo sguardo bambino «d’un tratto pensoso /per quella lucertola schiacciata / ai bordi del sentiero» (More) o addolorato per il passero morto e seppellito sotto il sambuco (Il passero) può rasserenarsi, nella speranza che così sia «pronto per rinascere». Pur senza abbandonarsi a fedi consolatorie, si avverte in Nessi una fiducia che non sia vano il vivere, desiderio senza traccia, e che ad indicare la strada luminosa da seguire siano proprio loro, i nipoti. Nel testo conclusivo esprime un desiderio: è con gli occhi di Dora che guardano «come guarda un cristallo / trovato sulla cima di un monte», «occhi che brillano / senza mentire», che egli si augura di proseguire il suo cammino di uomo e poeta. Ci uniamo al suo augurio, certi che proprio grazie all’irrefutabile chiarezza del suo sguardo e alla profondità del suo cuore ancora per molti anni gli sarà riservato il prodigio, che accade a non molti artisti, di poter procedere verso la condivisione di un desiderio che si rinnova, con fiducia e speranza.
Testi di Alberto Nessi
La porta del frigo
La porta bianca del frigo
è coperta dai sogni
di Milo, Cosma, Léon
principi delle nubi,
mostri dai mille tentacoli
s’inseguono, tori infuriati
dinosauri, camion
della spazzatura, balene
blu navigano mari rossi, il groviglio
del male diventa scoglio di cozze
meravigliose, il fungo matto
alza la sua bandiera vittoriosa
sul nostro stupore,
un razzo con le corna spazza via
tutta la nostra ipocrisia.
La danza di Milo
Tutto lungo la strada
della città straniera
suoni la tiritera
con un bastone bruno
su muri, biciclette
banchette, rastrelliera
balli una strana danza
forse un ballo africano
per festeggiare il sole
di marzo, primavera.
Sul tuo album disegni
milioni di animali
sulla porta di casa
scrivi una poesia.
Il bruco di Cosma
In questa foto magica
tu guardi attento il bruco
piccolo mostro splendido
dai mille piedi mobili
che s’arrampica ardito
un giorno di domenica
che la vita discreta
risplende senza strepito
nel tuo occhio bambino
sul mistero del mondo.
Attraverso la lente
è un piccolo gigante
il breve bruco bruno
colore dei tuoi riccioli.
More
Ascoltavano il tuo passo leggero
di capriolo sui sassi sconnessi
della mulattiera, i vecchi castagni
già un po’ stanchi di vivere ma ancora
verdi di ricci, ti guardavano
così allegro e d’un tratto pensoso
per quella lucertola schiacciata
ai bordi del sentiero. Ascoltavano
in silenzio questo giorno di settembre
dolce di more, come i tuoi occhi.
Navigazione
Seduti in uno scatolone
i due fratellini marinai
salpano per l’Irlanda
con in testa un grande berretto
targato “Venezia”; hanno sbagliato
imbarco, ma una stella
darà la rotta di navigazione
nel cielo di cartone.
Il passero
Gli abbiamo fatto
un funerale di prima classe
sotto il sambuco: palate di terra
petali di rosa, fuscelli
tutto l’azzurro del cielo, le ombrelle
bianche, una margherita
e i lombrichi che strisciando luccicano:
così il passero
è pronto per rinascere.
Dora
Tu guardi come guarda un cristallo
trovato sulla cima di un monte,
guardi con occhi che brillano
senza mentire, trapassano me
che sono solo calcare tra alberi verdi
e anche un po’ bruni per la corteccia
che s’incrina. Potessi
anch’io guardare come quel cristallo.