
Sikelia è un libro d’artista che si compone di tre testi inediti di Massimiliano Mandorlo e un’incisione da lui realizzata, con una nota critica di Elisabetta Motta. Questa edizione è stata composta e stampata a mano con caratteri Bodoni su carta Amatruda di Amalfi con i torchi dell’Ex gelateria di via Guinizelli 14 per i tipi de Il ragazzo innocuo in 44 esemplari numerati e firmati nel mese di novembre 2024

Sikelía è un viaggio poetico ed esistenziale, in bilico fra passato e presente, lungo luminosi e ventosi paesaggi del Mediterraneo, tra antichi approdi e nuove ripartenze.
Operando come un pittore, con una serie di pennellate di colore e di tocchi plastici e musicali, Mandorlo fa sì che il lettore avverta i suoi versi come forme vive di esperienza, come immersioni negli elementi concreti delle cosmogonie arcaiche: l’acqua e l’aria, la terra e la luce. Seguendo la voce poetante, ci troviamo così coinvolti in alcune personali ma universali avventure iniziatiche, in cui si avverte un sentimento del tempo nutrito di rispetto profondo per le proprie radici, per il proprio destino.
Benché non gli abbia dato i natali (Mandorlo è romagnolo di origine), la Sicilia è la terra di suo padre e dei suoi avi, è il luogo dove il poeta è stato per la prima volta “chiamato per nome” e dove ha mosso i primi passi guidato dalla luce. Una luce che scivola mobile di cosa in cosa, suscitando i colori, così accesa nell’oro abbagliante dei mosaici di Palermo da ricordare il bagliore dell’Origine.
Terra di conquista, mosaico di culture diverse, la Sicilia è anche un luogo da cui partire per raggiungere altre mete: un braccio di mare la separa da Ustica, perla nera di luce e pietra lavica, un «incendiato ossario» che custodisce i resti di mercenari greci che lì hanno trovato la morte, approdo in cui ancora si può ascoltare una donna che dai balconi «canta / i primi nomi del mondo».
Ritrovare il tempo perduto – in particolare quello dell’infanzia – significa per Mandorlo dare nuova luce a immagini di bellezza e distruzione che sfilano sotto i nostri occhi, ricercare quel nocciolo di verità che si cela nell’etimologia dei nomi, nei paesaggi, nelle forme, ricordandoci che siamo tutti figli di quel canto primordiale e di una tradizione culturale e artistica millenaria che non possiamo dimenticare. Elisabetta Motta
Ustica
ustum
sferzata da venti
isola nera di luce
di lavica pietra
incendiato ossario
Ustica un vento s’infila
tra le case distrutte,
gonfia i tendoni
dai balconi una donna
canta
i primi nomi del mondo
⁕ ⁕ ⁕
Palermo
sconnessa
tagliata in due
tra pietra e mare
Palermo
Balarm brucia
nell’oro accecante
dei suoi mosaici
nella vertigine
delle muqarnas
voci di donne e navi
tra le persiane
e i palazzi crepati
Palermo
oro e macerie
oro e distruzione
⁕ ⁕ ⁕
Sicilia Sikelía
da dove viene
questa luce s’addruma
s’astuta scivola
in mille ori
in mille fiammanti colori
syké eláia
verde d’olivi
di nomadi ficudinia
viola di sudda
di verde smeraldo
di blu oltremare
Sikelía
che per la prima volta
mi hai chiamato per nome
e con la tua luce
mi hai insegnato
a camminare
