Recensione di Elisabetta Motta Testo critico (PDF)
Un sabato senza dolore, Interlinea, Novara, 2016
Con la nuova raccolta poetica Un sabato senza dolore (Interlinea, 2016), Alberto Nessi si riconferma poeta civile, impegnato in un «appassionato inseguimento del reale» (per usare una espressione di Milosz a lui cara), alla ricerca di una parola «che non tradisca la sua genesi» (La parola). Il libro è suddiviso in tre sezioni: Apparizioni, Familiari, Il buio e il petalo. Nella prima sezione, sfilano davanti ai nostri occhi persone incontrate per strada, alla stazione, sui treni svizzeri di seconda classe. Come scrive in Figure della pioggia «le figure trovate e subito perdute / attraversano la vita come acquate / di primavera sbandate dal vento.» Alcuni compagni di viaggio si distinguono per un look così particolare che ci strappano un sorriso, come «la vecchia con frangetta verde / e collana da baiadera» o «un sadomaso tutto tatuato / come un serpente» (Regionale), ma a prevalere sono ritratti di figure dolenti e tristi come «la donna che siede di lato / con una sciarpa macedone» che appare sull’ InterRegio per Lucerna o la donna turca dagli occhi tristi che il giorno prima ha raccontato al poeta «la sua prigionia / con una vena di dolore» (Ancora una volta). Sui treni svizzeri – scrive Alberto Nessi – « le donne ricamano / scalano punti, con l’uncinetto trapassano /– arrotolato il filo intorno all’indice – / i mali del mondo nella zona silenzio». Particolarmente toccanti sono i testi i cui protagonisti ricordano tragedie collettive di migranti, uomini e donne che giungono in terra elvetica dopo aver affrontato viaggi della morte come nei componimenti Clandestina o Chiasso, richiedente l’ asilo. Degno di nota il testo I Bambini di Medellin, in cui ci parla della moderna «strage degli innocenti», di minori costretti a lavorare ieri come oggi in condizioni disumane, di bambini violentati e uccisi, privati della loro infanzia, simboleggiata dalla coda mozzata di una lucertola che non ricrescerà più.
In un mondo dove il male prevale quotidianamente sul bene e gli uomini continuano ad ammazzarsi fra di loro, il poeta avverte la necessità di una tregua, evocata fin dal titolo Un sabato senza dolore. Cerca così luoghi sacri, dove la ferocia degli uomini tace, dove la luce che piove dall’alto delle vetrate “scaccia il male” (Le vetrate di Bissière a Develier) e ne La crocifissione di Bernardino Luini nella chiesa degli Angioli a Lugano, invoca la liberazione dall’odio. O ancora cerca rifugio all’interno del “cerchio familiare”, non per sfuggire al reale, ma per ritrovare la forza di continuare a credere in un nuovo umanesimo che rivaluti il valore della solidarietà e della fratellanza, al momento sperimentabile solo in comunità ristrette, di amici e di parenti. Nasce così la sezione Familiari, in cui sono presenti poesie dedicate alle figlie Vita e Antonia, alla moglie Raffaella ma anche alla madre, alla zia, allo zio vigile urbano, allo zio idraulico, allo zio muto, al vicino di casa, al capotreno, agli amici. È in questi momenti di tregua che il poeta ruba “minuzie” in giro, dipingendole in quadri di lancinante bellezza. Nessi sa che la grazia si può trovare nelle piccole cose: nella rossa corolla del rosolaccio «fratello di muro» «che un soffio può disfare» (A un rosolaccio), nella lucciola risorta per celebrare l’abbraccio con la moglie in Visita serale, negli occhi «un po’azzurri un po’ verdi di meraviglia» di una ragazza intravista sotto un tiglio nello scorcio rapido di una città svizzera (Bienne, Coin-des-Tilleuls, 6 settembre). Come ha ben scritto Fabio Pusterla nella nota alla raccolta «un’eco di tale mistero, di tale meraviglia risuona con insistenza nelle poesie di questo libro e rappresenta forse il dato di più felice novità della raccolta». Mistero che nell’omonimo componimento si manifesta nella presenza di Un vento misterioso che fa cadere i capelli alla zia o ancora in Pomeriggio di settembre si rende visibile nella danza degli uccelli, nel «garofanetto che da secoli / volge al cielo con l’indaco dei petali / ma ancora non ci svela il suo segreto». Mistero legato all’origine della parola poetica che, come dice con tono divertito e scherzoso in Scrivere una poesia, nasce «forse un po’come ballare il tango», seguendo con naturalezza il ritmo del proprio cuore. La forza della poesia di Alberto Nessi, che si è sempre mantenuta nel corso degli anni fedele a se stessa, viene proprio da questi due elementi: cuore e naturalezza. Nel sorprendente testo conclusivo della terza sezione, Conversazione con l’angelo, in cui intesse un dialogo con un angelo-frontaliere, custode di quella sottile linea di confine che separa i vivi dai morti, passa in rassegna i valori in cui ha creduto e che vorrebbe lasciare in eredità: lo stupore, i sogni, la compassione, la mitezza, l’amore per la natura, per la bellezza, ma anche per i gesti semplici come sbucciare un’arancia, voltare le pagine di un libro, sfiorare il viburno. Quella di Nessi una poesia crepuscolare, che alterna momenti di negatività e di speranza, Il buio e il petalo, ma alla fine è la luce a prevalere «la luce che ho amato», come scrive nella chiusa del componimento, che funge da congedo all’intera raccolta.
— Elisabetta Motta
Incontro con Alberto Nessi
Domenica 27 novembre 2016, ore 16:30 al Cinema Teatro di Chiasso
Nell’anno dell’assegnazione del Gran Premio svizzero per la letteratura, Alberto Nessi torna in libreria con la raccolta di poesie intitolata “Un sabato senza dolore”. Pubblicato dalle Edizioni Interlinea di Novara con una nota introduttiva di Fabio Pusterla, il libro è stato al centro di un incontro pubblico, domenica 27 novembre 2016 alle 16:30, al Cinema Teatro di Chiasso.
Organizzata dal Festival internazionale di Poesia Civile di Novara, come ultimo appuntamento oltre confine, la manifestazione verrà trasmessa in diretta su RSI Rete Due.
Sul palco, accanto al poeta, interverranno la critica letteraria Elisabetta Motta, il duo Claudio Farinone (chitarra) e Francesco D’Auria (percussioni e batteria) e la giornalista RSI Maria Grazia Rabiolo. Vera protagonista sarà la poesia, cioè l’ultima produzione di Alberto Nessi, ancora una volta capace di restituire ai suoi lettori le impressioni più intime di fronte alle varie scene che la realtà quotidiana gli offre. Dalle occasioni raccolte sui treni all’osservazione delle persone più semplici e sfortunate, dalle riflessioni sui suoi familiari al ricordo di chi non c’è più, fino alle considerazioni sulla caducità della vita.