MIRABELLO CULTURA 2019
Sabato 26 ottobre 2019 ore 17.00
VILLA REALE DI MONZA – Salotto letterario Regina Margherita
Presentazione della collana
Il Robot adorabile
Libretti d’arte di ADALBERTO BORIOLI, artista ed editore, che dialogherà con Elisabetta Motta.
Nel corso dell’incontro verrà presentato un video sulle edizioni Il Robot adorabile realizzato da Davide Ferrari nello studio dell’artista e verranno letti alcuni testi poetici delle edizioni d’arte.
LE EDIZIONI D’ARTE IL ROBOT ADORABILE
Le plaquette di Adalberto Borioli sono un esempio di microeditoria e si presentano sotto la sigla IL ROBOT ADORABILE, anagramma del nome del suo editore e stampatore.
Si tratta di edizioni stampate con tecnica digitale su carte di pregio, per lo più in formato 15×20, cucite con filo di cotone dallo stesso editore.
Ogni plaquette si compone, in genere, di cinque poesie di un autore e di una tempera, o un’incisione, di Adalberto Borioli. In rari casi figurano opere di altri pittori o di fotografi. Ogni tiratura si aggira sulle trenta copie.
I lavori grafico/pittorici non si pongono come illustrazione ma accompagnano le poesie in totale autonomia rispetto al testo, facendosi interpreti, col proprio linguaggio iconico, del linguaggio verbale.
Il catalogo de IL ROBOT ADORABILE è arrivato a 130 titoli e comprende importanti poeti, scrittori e artisti del panorama contemporaneo.
L’INCONTRO CON L’ARTISTA NEL SUO ATELIER
Ho raggiunto Adalberto Borioli nel suo studio Milanese in via Strada della Carità, situato in una bella palazzina di recente ristrutturazione. All’interno ci sono quadri e libri ovunque, ma non vi è l’impressione di disordine: cataloghi e libri rari sono riposti con cura sugli scaffali, mentre i libri d’arte sono contenuti in scatole di cartone e solo i più recenti sono disposti sul tavolo da lavoro.
I quadri riempiono interamente le pareti: nello spazio più piccolo, dove si trova anche il suo tavolo da lavoro, ci sono le sue produzioni, alcune tele sono appese, altre sono per terra. Ovunque è un’esplosione di gioia e colore. Predomina la gamma dei blu, degli azzuri, fino al verde, al grigio verde dell’ acqua, al bianco. Talvolta fanno capolino pennellate di giallo, raramente di rosso. «La pittura per me è colore». Il mondo è colore» Ha dichiarato egli stesso a proposito dei suoi lavori. Ritrovo con i piacere anche i lavori di alcuni artisti amici comuni come la milanese Lucia Pescador, incisioni di Walter Valentini, un quadretto di Alberto Casiraghy, editore di libri d’arte con cui ha realizzato circa sessanta pulcino-elefante. Un manichino di inusuale bellezza, regalo della moglie Mirna, si affaccia alla finestra mentre dalla parte opposta si posiziona un torchio calcografico utilizzato per le sue incisioni. Il suo apprendistato in questo ambito è avvenuto negli anni Ottanta ad Urbino e lo ha portato, in seguito, alla realizzazione di numerosi lavori, alcuni dei quali trovano posto all’interno delle edizioni e altre sono raccolti ordinatamente in cataloghi.
Adalberto nel parlare delle sue edizioni sottolinea il fatto che il lavoro artistico presente non è mai una illustrazione del testo poetico: «sono due mondi paralleli, che vivono in autonomia». Per quanto egli sia fermamente convinto di questa sua dichiarazione, è evidente che vi è una corrispondenza e un dialogo vivo e in continuo divenire fra la parola e il colore, che proprio nel libro trova lo spazio fisico per esprimersi sulla base di una scelta operata dall’artista a livello inconscio. È un pensiero che mi balza alla mente mentre mi mostra una recente pubblicazione dal titolo Fiori di lino che contiene una sua tempera e un testo poetico di Vivian Lamarque:
non sono molti i fiori:
plumbago, fiordalisi, fiori di lino,
ortensie, non ti scordar e pochi altri.
D’azzurro chiaro tinti
pochi anche i pensieri:
ma per il tempo di questa poesia
duri l’azzurro – più che in cielo neve.
Il colore della copertina, un bell’azzurro carta da zucchero, ripreso all’interno sia dal filo di cucitura che dalla tempera, variegata su diverse tonalità di azzurro – che vanno dal fiordaliso a punte di blu intenso che fanno capolino qua e là – va a valorizzare il testo poetico che proprio da quel colore ne ricava un incremento di forza e suggestione. Ne nasce, come per magia, un magico bouquet, di parole, colori e suoni, felici del loro incontro.
Un’altra copertina che attira la mia attenzione, perché di un giallo Zafferano intenso, è una plaquette di Giampiero Neri, edita nel 2018, che contiene un testo dal titolo Segnali :
pericoloso è il giallo
accompagnato al nero
nella forma dell’ape
e di altre specie più rare,
e la diversità dei grigi
dei bianchi specialmente
In questo caso il gioco è ancora più scoperto, non solo poiché nella tempera di Borioli entrano in gioco i colori presenti nel testo poetico di Neri, ma anche perché ad una più attenta osservazione si vede emergere la forma dell’ape dissolta nel colore, che porta con sé un certo fascino ed un alone di mistero.
Questo gioco ha alla base una naturalezza che nasce da un esercizio costante e giornaliero nella scelta dei colori, nel loro studio e nella loro composizione e un orecchio competente e attento ai toni ai timbri della musica. In esso si avverte la gioia dell’incontro che si incarna in un dire colorato e armonioso, che nella raffinatezza del libro d’arte trova la sua casa più accogliente.
Nonostante Borioli sia fermamente convinto che il lavoro di musicista, che ha svolto con grande professionalità per molti anni, non abbia a che fare con il suo lavoro di pittore, più di un critico ha evidenziato a proposito della sua pittura come ci sia in essa “Un senso del colore musicalmente armonico” che certamente è dettato dalle sue competenze professionali in campo musicale. Ha scritto di lui Alberto Castaldini: «La pittura per Borioli è dimensione vivificante, alimento dello spirito, incessante metamorfosi del proprio intimo, dove l’anima si fa colore e comunica con suoni e voci».
Titolare per 35 anni della cattedra di Flauto traverso al conservatorio di Milano e Pesaro, per oltre 10 anni ha suonato con l’orchestra della Scala e ha al suo attivo numerose partecipazioni a concerti e registrazioni con l’orchestra della Svizzera italiana. Anche la moglie, Mirna Miglioranzi, che spesso è al suo fianco, è pianista e concertista e insieme si sono esibiti in importanti occasioni. Scopro che è anche un virtuoso dell’armonica a bocca e ha registrato diversi pezzi in vinile con nomi importanti della musica italiana. Ecco perché la presenza, tra i poeti in catalogo, di autori come i musicista Elio (conosciuto ai più in quanto parte del gruppo Elio e le storie tese), che è stato allievo di Borioli al Conservatorio e di Ramin Bahrami, pianista iraniano, considerato il più grande interprete di Bach, con cui Adalberto intrattiene da anni anche un rapporto di amicizia.
Di formato di maggiori dimensioni è invece il libro d’arte di Fabio Pusterla dal titolo Terra di lavoro, edito nel 2013. Contiene un lungo componimento che parla del dramma tristemente noto della “Terra dei fuochi” e di un sud martoriato dalla malavita organizzata, dal dramma della disoccupazione, dalla speculazione edilizia. Ma è anche un Sud che “resiste”, che continua a credere nella forza della parola («parola, ultima gioia») e che attraverso di essa cerca di costruire argini, terrapieni, affinché la terra continui ad essere un luogo per l’uomo. Esercizio di “resistenza” attraverso l’educazione, la lotta all’omertà e la conservazione della memoria collettiva, strumento per illuminare il presente e il futuro e condurre a verità. Scrive Pusterla: «Nel campo di Giovanni / sale alla luce un sasso, / un fossile preistorico, / smorfia, frammento smosso; / forse coda di scheletro, freccia o punta d’antenna, / traccia segno viatico: / memoria che non inganna. [..]
Quello di Pusterla è un testo giocato sul binomio luce-buio, verità-menzogna, vita-morte, bianco-nero. Anche se sembra prevalere il nero, dal fondo del «magma» di montaliana memoria, frutto di antiche e recenti lave, emerge una luce che si fa portatrice di speranza: «la speranza che resta» e «chiama a non disperare».L’incisone di Borioli, buia e cupa, sembra rappresentare in modo perfetto questo magma oscuro, da cui però affiorano barlumi di luce e verità, come fosse una pennellata di colore bianco.
ADALBERTO BORIOLI
Adalberto Borioli è nato a Milano nel 1936, ha studiato affresco presso la Scuola d’Arte del Castello Sforzesco. Dal 1962 la sua pittura è stata presentata in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra cui si ricordano: L’Europa nel segno, Centro Culturale Santa Maria della Pietà (Cremona, 2015); Polifonie, Auditorium Verdi (Milano, 2015); In attesa dell’Expo. Artisti a Milano, Spazio Soderini-Provincia di Milano (Milano 2014); Jean Cocteau a Vigoleno (Vigoleno, 2011); Spazi Paralleli, Spazio Symposium (Milano, 2010); Lapis Ludica, Palazzo delle Stelline, (Milano 2009); Biennale dell’Incisione (Cremona, 2009); Biblioteca Salita dei Frati (Lugano, 2008); Istituto Italiano di Cultura (Bruxelles, 2006).
La sua attività calcografica inizia a Urbino nel 1980 a contatto con i diversi incisori di quel contesto artistico. Incide e stampa in autonomia con il proprio torchio in studio, realizzando carte di diverse dimensioni, dove l’astrazione della sua pittura viene resa al bulino, puntasecca e acquaforte. Ha ricevuto numerosi premi, sia per la pittura che per l’incisione (tra cui il primo premio nella II e nella VIII Rassegna Nazionale dell’Incisione di Nova Milanese) e segnalazioni in diversi concorsi d’arte. Nel 2003 realizza una incisione per il testo teatrale di Mario Luzi “Il fiore del dolore”, edito da “Archivi del ’900” di Milano. Più di 60 plaquette sono edite da “Pulcinoelefante” con i lavori di Adalberto Borioli, per “I Quaderni di Orfeo” Borioli ha pubblicato due lavori, Blu con uno scritto di Claudio Olivieri e Un’isola , un profilo con poesie di Maurizio Cucchi. Per i tipi di Josef Weiss una sua incisione accompagna una poesia di Erri De Luca.
La profonda conoscenza del panorama artistico milanese lo ha portato presto ad organizzare diverse collettive in spazi pubblici e privati. Sua l’iniziativa di programmare le esposizioni alla storica libreria Bocca di Milano, con cui ha collaborato dal 1997 al 2007.
Nella sua biografia non si può tralasciare l’intensa attività di musicista, oltre dieci anni con l’orchestra della Scala di Milano e più di quaranta partecipazioni a concerti e registrazioni con l’orchestra della Svizzera Italiana. Per trentacinque anni è stato titolare della cattedra di Flauto al Conservatorio di Pesaro e di Milano.