Aforismi di Donatella Bisutti
Pendragon edizioni 2022
Dialogano con l’autrice: Amedeo Ansaldi, Elisabetta Motta, Alberto Casiraghy, Luciano Ragozzino. Letture a cura di Andrea Benfante.
Intervento di Elisabetta Motta
Donatella Bisutti è una poetessa che ha saputo negli anni esplorare molti sentieri e terreni diversi. Dal suo libro d’esordio Inganno ottico fino al recente Sciamano, la sua voce si è sempre mossa articolando i suoi timbri e le nervature stilistiche alla ricerca d’una verità irriducibile, lontana da illusioni e trappole ideologiche.
Si è mossa talvolta come una vera equilibrista camminando su un filo teso in bilico tra meditazioni Zen, buddismo, letture junghiane, ricerche sulle trascendenze esoteriche e alchemiche, per poi riapprodare a tematiche cristiane, e ha saputo coltivare il dono prezioso della leggerezza come un fiore raro e prezioso.
Leggerezza nella profondità, qualità e cifra stilistica che troviamo anche in questo nuovo libro di aforismi. Leggerezza che non è solo una questione di pesi e misure, ma è piuttosto una piega dello sguardo e un modo di osservare l’universo. E con la leggerezza ritroviamo la forte personalità di questa autrice, la sua ironia, il suo humor, la sua anarchia, la sua simpatia universale per le creature e le cose.
Ho avuto il privilegio di leggere i suoi aforismi prima della cosiddetta “scrematura”, in vista della pubblicazione, e così mi sono letteralmente ritrovata immersa in un fluire di pensieri e meditazioni sull’origine dell’universo, rivelazioni sulla vita segreta della natura, sull’amore, sulla giustizia, sull’ipocrisia e onestà, riflessioni che, seguendo una delle peculiarità dell’aforisma, non rivelano certezze, ma alimentano piuttosto il dubbio nel lettore obbligato a riflettere e rimettere in discussione le sue convinzioni attraverso un ribaltamento degli schemi di ragionamento e uno smascheramento delle consuete visioni e prospettive.
La linfa vitale che scorre sotterranea e che li innerva è un desiderio profondo di verità. Sul rapporto fra la verità e gli aforismi cito almeno due autori: Karl Kraus che recita «l’aforisma non coincide mai con la verità, è una mezza verità o una verità e mezzo» e Papini «L’aforisma: una verità detta in poche parole – epperò in modo da stupire più di una menzogna». E davvero tante sono le piccole “bugie” ricche di verità di cui Donatella ci fa dono in questa raccolta che sono – come lei stessa ha dichiarato – frutto della sua esperienza di vita.
La raccolta è impreziosita da tredici disegni di Luciano Ragozzino, maestro dell’incisione ed editore milanese per i tipi de Il ragazzo innocuo, già autore di due libri di aforismi incisi, pubblicati per questa stessa collana con l’amico editore Casiraghy. Si tratta di un connubio vincente in quanto questo artista non solo si è già cimentato nell’illustrare aforismi, ma perché è dotato di quella dose di humor ed ironia che sono doti imprescindibili per chi vuole cimentarsi con questo genere. Parole e disegni dialogano infatti perfettamente fra di loro così che gli aforismi ricavano un surplus di forza e incisività.
L’autrice ha raggruppato gli aforismi in cinque sezioni che seguono un andamento musicale e riprendono alcuni temi ricorrenti della sua poesia.
La prima sezione è dedicata al tema della giustizia ed è intitolata Dalla parte dell’innocenza e segue un movimento andante con moto. Come ci ha insegnato magistralmente Baudelaire nei suoi Fiori del male, la bellezza “moderna” si nutre di morte, corruzione, colpe, perché ne sente l’oscuro fascino; questo il motivo per cui in apertura si ricorda il libro dei Proverbi (1,15) in cui è contenuta una raccomandazione a non seguire i passi di coloro che perseguono il male, invitandoci piuttosto a sostenere – ironicamente – la parte dell’innocenza. Non mancano infatti toni sarcastici e risentiti e anche una certa vena polemica e ironica per cercare di denudare l’ipocrisia imperante nella nostra società. Ed ecco alcuni aforismi che recitano:
La giustizia non può essere imparziale: deve prendere le parti dell’innocente.
La colpa della vittima è di essere innocente.
Ci sono colpevoli più innocenti di altri.
In altri denuncia il profitto ad ogni costo, ottenuto scavalcando ogni regola morale:
Molti sono disposti a qualunque bassezza per salire in alto.
È sempre un buon affare trasformare i valori in valuta.
In un altro sembra mettere in discussione ogni ordine costituito:
Non esiste abuso di potere:
il Potere è già un abuso.
Nella seconda sezione La morte / La vita l’andamento musicale è un Allegretto.
In essa ritrae la condizione umana sulla scena del nostro tempo, in bilico ossimoricamente non solo tra la vita e la morte, ma anche tra il movimento e l’immobilità, il pieno e il vuoto, la luce e il buio. Introduce il tema la citazione di un pastore islandese, Gunnar Gunnarsson che recita: «L’uomo si aggrappa a se stesso e alle sue cose al di là della morte, è questa la più reale di tutte le realtà, la più fragile di tutte le fragilità».
Ed ecco su questo tema tre aforismi, illustrati con maestria da Ragozzino:
La nascita è una domanda. La morte è la risposta.
C’ è anche chi non riesce a morire per mancanza di forze.
È proprio davanti alla morte che siamo più diversi.
Nella terza sezione, dedicata alla felicità, l’andamento musicale diviene vivace con brio.
Si apre con una citazione dallo Zibaldone di Leopardi: «Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri, come chi ha il coraggio di morire.»
Faccio notare che ci sono solo due aforismi in cui è presente la parola felicità: il primo, di ispirazione leopardiana:
Ogni attimo di felicità si paga con la sua perdita.
Il secondo, che recita:
Felicità è dimenticare la forza di gravità.
Negli altri aforismi di questa sezione si parla piuttosto di tristezza, di morte, ma anche di amore e speranza, stupidità, intelligenza, salute, malattia. E questo perché la parola felicità è molto complessa soprattutto se la pensiamo in relazione alla sua etimologia racchiude immagini e significati molto differenti che illuminano valori etici e morali, questioni politiche, atteggiamenti psicologici e più genericamente maniere diverse di guardare alla vita e alla morte, al futuro e alla memoria, agli altri e a noi stessi. Eccone tre esemplificativi:
Morire da vivi, vivere da morti.
La tristezza è una forma di contemplazione.
Stupirsi della propria stupidità è già segno di intelligenza.
Vi è poi una sezione dedicata alla rosa, con andamento Adagio cantabile
In esergo troviamo una citazione di Caproni che ci ricorda la difficoltà del cogliere il mistero di questo fiore, nonostante dai lirici greci ad oggi i poeti non abbiano mai smesso di lodarne la bellezza; scrive infatti: «nessuno è mai riuscita a dire /cos’è nella sua essenza una rosa.»
A questo fiore Donatella Bisutti ha dedicato più di un componimento poetico, ricordiamo anche il titolo di una sua raccolta, Rosa alchemica, e un poemetto L’amor/Rosa – partitura per balletto (Rosa Alchemica), messo in scena negli anni Novanta, i cui protagonisti sono elementi della natura e un Bocciolo di rosa che, rappresentando la dimensione amorosa coniugata al femminile, intreccia con ognuno di essi una relazione amoRosa.
Il titolo di questa raccolta Ogni spina ha la sua rosa – che è un ribaltamento del detto popolare Ogni rosa ha la sua spina – ci ricorda come, nel flusso della vita, ogni dolore e ogni graffio sono sovrastati dalla fioritura incessante di linee, colori, di carezze e bellezza che questo fiore porta con sé. Ciò vuole essere, credo, anche un invito ad avere ottimismo, in un periodo così difficile come quello che stiamo vivendo.
Tra i vari aforismi troviamo anche il seguente, già presente nella raccolta Rosa alchemica:
In una Rosa l’esplosione del cosmo.
Esso riconduce alle origini del mondo e della vita, a una specie di big bang primordiale che avviene nel segno della rosa. E questo è reso possibile dal fatto che questo fiore, che simboleggia il Microcosmo, è in relazione di sostanziale identità con il Macrocosmo: il primo contiene in Sé ogni parte, mentre il secondo contiene in piccolo il Tutto. È solo dunque in virtù di questo legame che lo schiudersi della rosa in totale pienezza e bellezza può essere paragonato all’esplosione del cosmo.
Nella sezione ci sono molti aforismi dedicati al tema della natura, con tocchi molto poetici:
Il vento scrive poesie con fili d’erba.
Nell’immobilità di una pianta è nascosta una tremenda energia.
Nel fiore tutta la pianta squilla.
Quando il tuono si avvicina le piante parlano sottovoce.
L’ultima sezione è dedicata al silenzio, con andamento grave smorzando
Si apre con una citazione di Murakami: «Il silenzio è una cosa che si ascolta».
Citazione che ci ricorda che non esiste un silenzio assoluto e che tuttavia siamo così lontani dalla natura che non sappiamo più ascoltare le sue voci. Tutto infatti parla in natura: le gocce di pioggia, lo stormire del vento …
Ma il silenzio è anche in relazione con l’origine della parola. Ogni sillaba è un ponte proteso verso il silenzio recita il primo aforisma. È infatti attraverso il silenzio che la parola giunge alle nostre orecchie e si muove per giungere con noi alla coscienza.
Ma ci sono dei silenzi così profondi che sono anticipazione della quiete fatale «ove per poco “il cor non si spaura», come scriveva Leopardi nell’Infinito.
Uno degli ultimi aforismi ci ricorda infatti che:
La vita è una corsa al cui traguardo nessuno vorrebbe arrivare.
E per concludere vi saluto con la raccomandazione di non leggere gli aforismi tutti d’un fiato, ma di centellinarli come il buon vino, solo così se ne può gustare fino in fondo l’arguzia, la spina e la rosa, l’ironia pungente e la poesia segreta che li alimenta.