Le voci della rosa (Pendragon, 2023) raccoglie il contributo critico di Elisabetta Motta su nove poeti contemporanei (Mariangela Gualtieri, Davide Ferrari, Fabio Pusterla, Alberto Nessi, Fabio Franzin, Donatella Bisutti, Tiziano Fratus, Corrado Bagnoli, Franco Loi) penetrando nel cuore della loro poetica dalla strada maestra, toccando uno dei più fastosi emblemi: la rosa. Dall’analisi scaturisce infatti l’indissolubile legame che ognuno di essi ha intessuto con questo fiore che, dai lirici greci del VII sec. a. C. fino ad oggi, ha continuato ad ispirare le voci dei poeti per la sua bellezza, il profumo, il colore, ma anche per il suo farsi simbolo di civiltà.
Il libro è impreziosito dai lavori di due artisti, Luciano Ragozzino e Vincenzo Zitello, che traendo ispirazione dai versi dei poeti hanno offerto il loro prezioso contributo. Luciano Ragozzino ha realizzato nove acquerelli che, riprodotti e inseriti nella sezione di riferimento di ogni poeta, arricchiscono il già vasto immaginario di questo fiore colorandolo di nuove tinte e impressioni. Le composizioni musicali di Vincenzo Zitello sono ascoltabili attraverso un Qr code posizionato all’interno del volume.
Dalla prefazione di Giancarlo Pontiggia
Quel che colpisce, inoltrandoci a poco a poco in questo libro così ricco di profumi e di nutrimenti spirituali, è la varietà e la ricchezza naturalistica e simbolica delle poesie che abbiamo letto. Parlandoci di rose, Elisabetta ci sta parlando di poesia; e parlando di poesia, ci sta parlando dell’ uomo, della sua fragilità e delle sue aspirazioni; ma anche die luoghi elettivi, di leggende, di eventi miracolosi, di storie e che sembrano risalire da una corrente lunga di secoli
Introduzione di Elisabetta Motta
Nello spazio antistante la Villa Reale di Monza, anticamente destinato alla coltivazione degli agrumi, si trova uno dei più Roseti d’Italia, realizzato nel 1964 per volontà dell’industriale monzese Niso-Fumagalli, appassionato di floricoltura e fondatore dell’Associazione Italiana della Rosa. Attualmente, al suo interno, accoglie più di quattromila varietà di specie. Nel mese di maggio è in piena fioritura e ci regala un piccolo angolo di paradiso coi suoi inebrianti profumi e un tripudio di colori che variano dalle tonalità più accese alle tinte pastello più delicate delle rose antiche. Lo sguardo del visitatore si perde nell’ ammirare la straordinaria varietà di forme, sfumature e fragranze, il loro fogliame lucente o opaco. Ma non mancano rose tardive che sbocciano anche nel periodo autunnale e col sopraggiungere dei primi freddi, cosicché si può dire che questo roseto sia sempre fiorito durante tutto l’anno. Una fra le prime rose che sboccia è la Rosa chinensis (detta comunemente La Bella di Monza), ibridata all’inizio del XIX secolo da Luigi Villoresi, responsabile dal 1802 al 1823 dei Giardini e del Parco della Villa Reale. Per omaggiare questo fiore La Casa della Poesia di Monza organizza ogni anno un evento a lei dedicato, che si svolge tra il Roseto e i saloni della Villa Reale. In qualità di Vice Presidente dell’associazione, mi sono ritrovata ad organizzare assieme alla Presidente Antonetta Carrabs diverse edizioni di questo evento che ha visto coinvolti poeti, musicisti, attori, danzatori. Per l’occasione ho curato anche due preziosi libri d’arte Quaderni del roseto 1(2017) e Quaderni del roseto 2 (2019) editi da Luciano Ragozzino per i tipi de Il ragazzo innocuo.
Tutte queste occasioni sono state uno stimolo ad immergermi profondamente nel vasto immaginario culturale ma soprattutto poetico che la rosa porta con sé. L’effetto è stato quello di un vero e proprio “innamoramento” che mi ha dato la spinta propulsiva per intraprendere la stesura del presente libro. E del resto come sottrarsi al fascino che questo fiore esercita, acuito anche dal legame profondo che lo lega alla poesia? La sua natura non è solo un dispiegarsi di forme e colori saldamente ancorati alla terra con le proprie radici, ma è uno scaturire di tensioni e richiami fra la terra e il cielo, un corpo a corpo continuo con il mistero dell’essere e le aporie del tempo, con l’ebbrezza dei sensi e con l’inquietudine del cuore, coi precipizi dell’amore e della morte.
La potenza semantica della rosa e la ricchezza espressiva che essa porta con sé non sfugge a Umberto Eco che a conclusione del suo romanzo, Il nome della rosa, riprende, variandolo, il verso di Bernardo Morliacense: Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus. Il verso significa che della rosa originaria esiste solo il nome, noi abbiamo i nomi nudi, non la realtà delle cose. Proprio per questo la rosa è il fiore prediletto dai poeti, perché di fronte ad essa avvertono come la sua presenza trascenda per sacralità e bellezza quelle parole con cui vorrebbero cercare di definirla, circoscriverla, elogiarla. Tuttavia, nonostante questa consapevolezza, non possono fare a meno di subirne il fascino e renderla protagonista dei loro versi.
E davvero c’è qualcosa di misterioso nel proliferare di scritti intorno a tale fiore: dalla Grecia dei lirici antichi (dal VII secolo a.C.) fino ai giorni nostri essa continua a ispirare le voci dei poeti che tessono intorno ad esso una tela infinita, noncuranti del monito di Giorgio Caproni: «Buttate pure via / ogni opera in versi o in prosa. Nessuno è mai riuscito a dire / cos’è, nella sua essenza, una rosa». In epoca medioevale Guillaume de Lorris a questo fiore ha dedicato un intero poemetto, il celeberrimo Roman de la Rose, allegoria della vita di corte e dell’amore inteso come servizio galante. In età cristiana è divenuta il fiore della Madonna, la rosa mystica, «la rosa in che il verbo divino / carne si fece», come leggiamo nel Paradiso (XXIII,73-74); e quando Dante giunge all’Empireo, non può che immaginare il mondo dei santi se non come una «candida rosa» (Paradiso XXI,1). Con il volgere dei secoli non c’è grande poeta che manchi all’appuntamento: Ariosto, Tasso, Marino, Shakespeare, Ronsard, Mallarmé, Pascoli, D’Annunzio. Rilke le ha dedicato uno straordinario poemetto in cui riprende l’idea della perfezione, ma in lui la rosa si fa – come in gran parte della poesia novecentesca – muta, enigmatica, contraddittoria, sembianza dell’invisibile «Rosa, contraddizione pura, piacere d’essere / il sonno di nessuno sotto tante / palpebre». In Salmo Celan mette in campo «la rosa del Nulla, / la rosa di Nessuno» esprimendo l’urgenza di invocare un Dio che non c’è, proprio perché è il desiderio dell’uomo poter «fiorire» incontro a qualcuno. Ma mi fermo qui. Sarebbe inutile e improduttivo in questo contesto cercare di ricordare tutti i poeti che a questo fiore hanno dedicato i loro versi: ogni elenco rischierebbe comunque di essere incompleto e soggettivo. Non mi risulta che in questi anni sia stata pubblicata un’opera esaustiva su questo tema; rimando chi volesse avere una buona panoramica del cammino poetico della rosa, dall’antichità al Novecento (con una breve incursione nel contemporaneo), all’antologia a cura di Carlo Poma edita da Einaudi nel 2002, dal titolo Elogio della rosa. Da parte mia, l’intento che mi prefiggo non è quello di aggiungere alla grande corale intorno a questo fiore i testi di altri nove poeti contemporanei, ma piuttosto quello di analizzare i loro componimenti mettendo in luce il legame profondo che intercorre fra questo fiore, la loro poetica e la loro vita, lasciando che risplendano i bagliori di tante piccole verità che, come stelle o lucciole, rischiarino il percorso intorno alla “lezione” delle rose e al loro rapporto con la parola poetica. Al lettore poi affido l’impegno di raccoglierle per farle divenire nutrimento dell’anima e nuovo serbatoio di immagini da cui attingere. Che cos’è del resto la poesia – ci suggerisce Fabio Pusterla – se non la rosa nel suo sporgersi vertiginosamente dalla rupe verso l’abisso sottostante? Cos’è se non la nostra irriducibile occasione di luce, bellezza, profumo, colore anche se appare pur sempre incerta e minacciata? La rosa sta lì, ad insegnarci «la legge dell’essere rose», come scrive Mariangela Gualtieri che come la rosa vorrebbe “infiorarsi”, ci indica una strada, una direzione da seguire. Una via segnata dal sacrificio, come si rende evidente nei versi di Davide Ferrari che come la sua rösa, custode e sentinella della vigna, vorrebbe “darsi in pasto” al lettore, lasciandosi “sfogliare” e “sbranare”. «Rösa che nel mör fa crèss la vita» (La rosa che nel morire fa crescere la vita), come scrive Franco Loi, consapevole che la vita può dirsi pienamente vissuta solo quando si fa offerta e dono. Rosa che con il suo tappeto di carne e di spine si colora di rosso nei versi di Fabio Franzin, in rappresentanza della poesia civile, rosa che arde d’inconsapevolezza nei versi di Corrado Bagnoli. E come non unirsi alla vibrante preghiera di Alberto Nessi affinché essa possa farsi veicolo di protezione per tutto quanto invoca salvezza? Come non condividere lo stupore di Tiziano Fratus per il misterioso accadimento del «ritrovarsi con una rosa al posto del cuore»? Come non rimanere estasiati dalla visione dell’Assoluto, ravvisato da Donatella Bisutti in viaggio entro l’antica arte dell’alchimia, nella struttura sapientemente concentrica dei suoi petali?
Il libro è impreziosito dai lavori di due artisti, Luciano Ragozzino e Vincenzo Zitello che, dopo aver letto i testi poetici, ne hanno tratto ispirazione.
Entrambi ospiti nel Roseto Niso Fumagalli e in Villa Reale in diverse edizioni de “La bella di Monza” mi hanno accompagnata anche in questo mio percorso.
Ragozzino ha realizzato dieci acquerelli: le tavole, in seguito riprodotte fotograficamente e inserite nella sezione di riferimento di ogni autore, arricchiscono il già vasto immaginario di questo fiore colorandolo di nuove tinte e impressioni. Ho affidato a Laura Marzorati, storica dell’arte, il compito di darne un’interpretazione pittorica. Nelle prime 99 copie è inoltre inserita una xilografia originale, numerata e firmata dall’artista.
I nove pezzi musicali per arpa, composti da Zitello stesso e arricchiti di una ricca strumentazione (in parte suonata da Zitello stesso e in parte da altri importanti musicisti), deliziano il nostro udito, facendosi celebrazione ardente della musica che questo fiore porta con sé. In seguito confluite nel CD Le voci della rosa, le musiche sono ascoltabili attraverso un QR code posizionato alla fine di ogni capitolo.
Lascerò che sia Zitello stesso a raccontare quale sottile legame unisca l’arpa alla poesia, in una nota inserita a fine volume; da parte mia la memoria corre ai versi di Davide Ferrari contenuti nella sua raccolta Tutte le altre rose (Effigie, 2021) in cui il poeta, evocando un paesaggio invernale, raffigura la pianta della rosa saldamente ancorata al terreno mentre protende le sue nude braccia al cielo che la sovrasta, proprio come un’arpa:
Un strument l’è gnent senza un cör ca dèta
al temp, al par un fiö ca ’l dorma chiét
e ti ogni tänt tag guardat par levàt
al dübi ca’l sia mort. L’è insì la rösa
vöida a fruntegià l’invèran, piantà
in d’i so radìs, vèrs l’alt la s’vèra triangulàr
cui brass levà in dal ciel la par un’arpa,
l’è un brandel d’l’urchestra
cui ram ad la ginestra cord lüsént
ad brina al vent. L’è una sumensa
ad ven, linfa ad culùr, la müsica
d’i fiur mes indurment.
Uno strumento è niente senza un cuore che detta il tempo, / sembra un bambino che dorme in pace e ogni tanto / lo guardi per levarti il dubbio che sia morto. / È così la pianta della rosa vuota a fronteggiare l’inverno, / piantata nelle sue radici: si apre triangolare / verso l’alto con le braccia al cielo sembra un’arpa, / è un brandello dell’orchestra con i rami della ginestra / dalle corde lucenti / di brina al vento. È una semenza / di vene, linfa di colore, la musica dei fiori / mezzi addormentati.
Musiche di Vincenzo Zitello “Le voci della rosa”
Booktrailer del libro “Le voci della rosa”
CONTRIBUTI CRITICI online Libro e Cd
Articolo di Corrado Bagnoli “Le voci delle rosa, un viaggio di parole e musica nel segreto delle cose”
Articolo di Carmela Tandurella “Come venditori di rose”
Articolo di Paolo Volonterio su Cittadino di Monza e Brianza
Articolo di Paolo Volonterio su Cittadino di Monza e Brianza “Tutto nel nome della rosa”
Recensione Ansa di Roberto Ritondale
Recensione di Ottavio Rossani per il corriere della sera online
Segnalazione nel sito dei parchi letterari italiani
Excursus sulla rosa in ambito musicale
Recensione di Riccardo Talamazzi
Recensione di Ricky Barone
CONTRIBUTI CARTACEI
Recensione di Fabio Francione “Pane e rose, se la canzone diventa poesia” sul Manifesto dell’ 1/02/2023
Recensione di Alessio Brunialti al CD di Vincenzo Zitello su La Provincia del 18/02/ 2023
Articolo sul Cittadino di Monza e Brianza Elisabetta Motta incanta con le rose 11/03/2023