Poesie inedite custodite in scatole d’artista decorate a mano.
22 gennaio 2016 ore 18.00
Sala conferenze adiacente al teatrino della Villa Reale di Monza
Incontro con Pietro Berra e Alcide Gallani
Intervengono Antonetta Carrabs Presidente di La Casa della Poesia di Monza
Elisabetta Motta Vicepresidente
Laura Marzorati docente di storia dell’arte
Ogni scatola è un’opera unica. Nell’epoca della serialità e della parola usa-e-getta, Pietro Berra e Alcide Gallani riaffermano la preziosità e la bellezza dell’ingegno umano con le loro Poesie in scatola di porcellana, numerate e tutte diverse tra loro.
Presso la Villa Reale di Monza i due autori presenteranno la prima serie di 10 Poesie in scatola, realizzata tra gennaio e giugno del 2015, e la seconda di 5. Piccoli scrigni, che racchiudono schegge di emozione, storia e umanità.
Guarda le foto dell’evento:
Le scatole poetiche di Alcide Gallani e Pietro Berra: un felice connubio fra poesia e arte
Articolo di Elisabetta Motta
Cosa hanno in comune poesia, scultura e pittura?
Si tratta in realtà di forme espressive apparentemente molto diverse e distanti. La prima infatti è un’arte immateriale, costruita sulla parola e sulla musicalità dei versi, sulle sillabe e sugli accenti. La seconda è un’arte plastica, materica, fondata sulla musica delle forme, su masse, pieni e vuoti. La terza è un’arte il cui elemento fondamentale è il colore, che vive in un rapporto dialettico con la luce e l’ombra, creando sempre nuove illusioni prospettiche.
Eppure, ad una più attenta analisi, si evince che sono molti gli elementi di condivisione fra i diversi linguaggi. Nell’ambito della scultura il gesto dello scolpire secondo un preciso ritmo (che si accorda alla musica del cuore), quello dello scavare (entro la materia o dentro noi stessi e nel reale), quello del togliere (in entrambi i casi si opera sempre per via di sottrazione), quello del levigare (lavoro paragonabile al labor limae del poeta) sono comuni ad entrambi le discipline.
Nel caso della poesia e della pittura, poi, è nota ai più la famosa formula oraziana ut pictura… e quanto scriveva Leonardo a proposito della pittura come “poesia muta” e della poesia come “pittura cieca”.
Il rapporto fra parola e segno è certamente molto fecondo e ha dato vita nel corso dei secoli a numerose forme di collaborazione fra gli artisti esperti in discipline diverse e in taluni casi a delle vere e proprie simbiosi. Singolare è il caso dell’editoria d’arte che, contro i più oscuri pronostici che ne prospettavano il declino, sembra invece godere di ottima salute. E questo certamente lo si deve allo spirito con cui molti piccoli editori realizzano i libri d’arte: la qualità e la bellezza divengono spesso gli unici parametri con cui valutare il proprio lavoro, mettendo in secondo piano il rientro economico.
Dall’assidua frequentazione fra artisti, pittori, scultori, poeti nascono spesso anche profondi legami di amicizia oltre che collaborazioni, che portano alla realizzazione non solo di raffinati libri d’arte a tiratura limitata ma talvolta anche a libri-scultura prodotti in un solo esemplare e ad insolite sperimentazioni. Entro questa comune ricerca – che esprime in realtà un mondo interiore, una sensibilità e una percezione della realtà che si possono trovare tanto tra le sillabe e le parole, quanto fra i marmi, i metalli, i colori e le forme, sia nei ritmi del tempo che in quelli dello spazio – si colloca il progetto di Pietro Berra, giornalista, scrittore e poeta e Alcide Gallani, scultore, pittore e incisore. Le loro strade si erano già incontrate in precedenza, dando vita al libro d’artista Notizie sulla famiglia, edito nel 2007, inserito nella collana “Minima poetica” edita dalla Galleria il Salotto di Como.
Dal loro sodalizio sono ora nate le Scatole poetiche, ovvero delle scatole in porcellana dipinte, che riproducono disegni di Alcide Galliani e alcuni frammenti poetici di Pietro Berra, questi ultimi da utilizzare come una sorte di parole-chiave per accedere alle poesie, interamente trascritte su un cartiglio racchiuso dentro la scatola.
Ognuna di esse costituisce un pezzo prezioso e unico, dal momento che, essendo realizzate a mano, sono diverse l’una dall’altra e servono a custodire quel bene prezioso che è la poesia.
Scatole che costituiscono uno scenario privilegiato in cui parole, colori, immagini danno vita ad un incontro che non è un semplice accostamento fra i segni verbale e iconico ma il cui esito è un prodotto unitario in cui ogni elemento interagisce con l’altro, traendone forza e respiro.
Esse non devono essere viste come uno scrigno per nascondervi la parola poetica, che in quel caso rischierebbe di soffocare e morire, ma piuttosto come uno spazio del sacro, un recinto per fissare dei margini, dei confini che devono essere rispettati, di contro a una società che tende a mercificare e dissacrare ogni cosa.
I soggetti e i temi delle poesie, tutte inedite, riprendono temi e motivi cari alla poesia di Pietro Berra e ci raccontano di un viaggio terrestre e celeste con paesaggi diurni e notturni fra Como, Brunate e il Lario: luoghi in cui Pietro Berra vive e lavora, ma che si incontrano idealmente con terre lontane e distanti come il Cile, meta dei suoi recenti viaggi. A ravvicinarle è l’amore per la donna amata (Non potrei amarti) ma anche un comune sentire, l’amore per la poesia, come in Ode al vento, dove è contenuto un omaggio al poeta Pablo Neruda.
Come ha scritto Fulvio Panzeri a proposito della raccolta Terra tra due fari (Lietocolle 2011) «Il tutto nasce da un desiderio profondo del poeta, quello di “farsi abitare” dai luoghi, per trovare in loro una parte di sé, quasi la propria forma in relazione ai luoghi che diventano “presenze” e “sentimenti”. Lo dice il poeta stesso in una poesia, tra le più intense della raccolta: «Farsi abitare dai luoghi, / dalle case, dalle persone …/ e quando se ne vanno, / trovarsi la loro impronta / scavata nello stomaco, / come sul divano della sala/ che non ci decidiamo mai a cambiare». Non poteva mancare un componimento dedicato a A. Volta («Non ho un dio / ma una luce / e l’uomo che l’ha creata») e un riferimento al faro di san Maurizio, che si trova sopra la collina di Brunate, costruito per rendergli omaggio («Accoccolato in una nicchia / del faro di Volta / conto le luci sotto la cima / sull’altra sponda»), protagonista assieme al faro di Santa Maria di Leuca della sopracitata raccolta.
La luce, come ha scritto Giampiero Neri nella prefazione alla sopra citata raccolta, è nelle poesie di Pietro Berra una presenza «vivificante», e lo è sia di giorno sia quando si materializza nella misteriosa luna «distesa / nuda / sopra il lago». Quest’ultima ricorre spesso nei suoi versi, così come il lago, protagonista di ben due componimenti: Vele sul lago e Il lago senza luna.
Le poesie di Pietro Berra nascono spesso da lunghe camminate che egli compie per i boschi e i monti Lariani, una sana abitudine, certo, ma forse anche una pratica per sfuggire al ritmo artificioso imposto dal vivere quotidiano, per seguire un ritmo altro e ritrovare il contatto con l’autenticità della vita.
Del resto passeggiare come ha scritto Robert Walser ha molto a che fare con la pratica della scrittura: aiuta a stare in ascolto, ad osservare, a ritrovarsi nelle cose, accende la percezione immaginativa. E così, durante una di queste passeggiate per i boschi di Brunate , raccogliendo castagne che «hanno striature / che paiono intarsiate / dai maestri fiorentini / di via de’ Tornabuoni / e ciglia lunghe sulla punta » può capitare che, scrive il poeta «apro un riccio / con le mani e mi appaiono / occhi amati» (Raccogliendo castagne a Brunate).
La natura non funge solo da sfondo e da naturale contesto, ma si avverte nel poeta il desiderio di fondersi con essa in un’ unione panica che coinvolga anche la donna amata, seguendo la parabola delle stagioni, dalla fioritura primaverile «Primavera, fammi primula / selvatica per fiorire / le sue valli» alla pienezza sensuale e vitalistica della stagione estiva : «E, quando verrà l’estate / fa che ci trovi / come l’edera e il noce / del giardino»(Uffizi, Sale 10-14).
In Metamorfosi (Lake Como by nigh) il processo di trasformazione è ormai giunto a compimento e il poeta si identifica totalmente con le varie presenze naturali, vegetali animali: «Sono diventato / una chiocciola. // Scivolo nella notte bagnata / lungo la riva del lago, / mi fermo sulla spiaggia / e mi sciolgo nella sabbia. […] Mi ritiro / nel mio guscio di lamiera / gialla, prima che Laglio / si svegli.»
PIETRO BERRA
Pietro Berra (Como, 1975) è giornalista al quotidiano “La Provincia”, di l’inserto domenicale “L’Ordine” e altre pagine culturali. Ha collaborato con i settimanali “Diario”, “Panorama” e “Oggi”.
Ha pubblicato 15 volumi tra poesia, narrativa e saggistica (i più recenti: Poesie dal fronte. Dalla Grande Guerra all’Afghanistan vite inversi di soldati semplici e La città visibile. Poesie da affrancare, entrambi editi nel 2015) e tre guide cineturistiche del lago di Como e della Lombardia (quest’ultima, di imminente uscita, sarà presentata alla Bit 2016).
Promotore di rassegne culturali, è nei comitati organizzatori di ParoLario, Lake Como Film Festival, premio internazionale di letteratura “Alda Merini” e Grand tour poetico, manifestazione itinerante per la diffusione della poesia e della bellezza in Italia e nel mondo. Da oltre vent’anni collabora con artisti visivi: ha pubblicato in libri d’artista e plaquette per le edizioni Pulcinoelefante, Lythos, Il robot adorabile, Minima poetica/Galleria Il Salotto e Signum; con Alcide Gallani ha ideato e prodotto a partire dal 2015 le Poesie in scatola, testi poetici in scatole di porcellana decorate a mano.
ALCIDE GALLANI
Alcide Gallani è nato a Treviso, vive e lavora a Como. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano, nel 1977. L’incontro con i maestri Ilario Rossi, Dino Lanaro, Raffale di Grada, Giancarlo Politi, Luigi Veronesi, Pietro Diana, Luciano De Vita e Alik Cavaliere ha arricchito la sua formazione culturale e artistica.
Dal 1974 partecipa ad esposizioni personali e collettive in Italia e all’estero, operando nel campo della pittura, della scultura e dell’incisione, portando avanti in parallelo l’insegnamento.
Ode al vento
(Una storia di antipodi)
Vento che danzi sulla soglia
di casa. Mi riporti l’autunno
e insieme, per la prima volta,
anche la primavera.
Vento che levi le ultime foglie
da occhi di bosco. La notte
mi scrutano gialli da dietro i cespugli
diffidano dei miei sogni.
Vento le stesse foglie appendi
tornate rosa, tornate verdi
a occhi di cielo con cui vedo le braccia
forti dei platani di calle Macul.
Vento scuoti la foglia chiusa
dentro la scatola dei ricordi
raccolta per Tato, il niño
del mondo di sotto
l’ultima volta che scese
le scale che portano fuori
dal bosco, che portano
fuori da me.
Vento il mio cuore a forma di foglia
fallo volare fino alla casa
di Neruda, fa’ che si posi sul mosaico
del pavimento accanto ai suoi piedi.
Vento che ti diverti a incollare
i nostri profili sui lati opposti
delle vetrate dei caffè
da Ñuñoa fino al Marais
fa’ volare, vento, i nostri pollini
fino a sentire la verità della pelle,
fino a entrarci dentro senza
la smania di accendere la luce.
La luna ci basterà.
Pietro Berra – Testo inedito
Camminando con te a Brunate
Non è camminare camminar con te
per cunicoli che evocano esodi
e assedi millenari, dove si aprono
improvvise finestre di infinito.
È esplorarsi l’anima, scivolarsi dentro
lentamente fino a penetrare
nel fitto del bosco, raccogliere
fragole selvatiche dalle tue labbra.
E perdere il sentiero è scoprire
nuovi paesaggi nel fondo degli occhi
del mondo, in fondo ai tuoi occhi.
Quando scenderà la notte ti porterò
al Pisarottino e protetti dal muro
di un albergo abbandonato baceremo
la luna riflessa nei nostri sguardi,
accarezzeremo il buio
adagiato sulla nostra pelle e io
riposerò in te come il nerostellato del cielo
riposa nel neroriflesso del lago
come l’acqua nella fonte
come tu riposi in me.
Pietro Berra – Testo inedito
Metamorfosi
(Lake Como by night)
Sono diventato
una chiocciola.
Scivolo nella notte bagnata
lungo la riva del lago,
mi fermo sulla spiaggia
e mi sciolgo nella sabbia.
Sfioro le pareti di sasso
della galleria,
alzo le antenne
dove il soffitto è traforato,
raccolgo gocce
con la pelle.
Mi ritiro
nel mio guscio di lamiera
gialla, prima che Laglio
si svegli.
Pietro Berra – Testo inedito