Sabato 25 marzo in Villa Reale di Monza, all’interno della rassegna Mirabello Cultura 2023, organizzata dalla Casa della Poesia, il poeta svizzero Fabio Pusterla ha presentato Tremalume, la sua ultima raccolta poetica edita da Marcos y Marcos.
Tremalume è un neologismo che indica come il tremore, la minaccia e la preoccupazione per un disastro che sembra incombere da un momento all’altro, causato talvolta dall’uomo stesso con la sua incuria e la sua avidità nei riguardi degli altri esseri viventi, non eliminano affatto la piccola sopravvivenza di un lume, di una minima luce a cui affidarsi. Il libro è diviso in 5 sezioni precedute da una lirica senza titolo che funge da preambolo: Sbarre, Requiem, Ciclo dei vinti, Lugangeles e Angelicanze. Si tratta di una sorta di cammino dantesco in cui prevale la parte infernale con qualche parentesi purgatoriale, in cui si procede sì, ma in «compagnia di pochi vivi e molti morti». Pusterla anche con questa raccolta rimane fedele al suo percorso poetico in cui, accanto al tema della devastazione del paesaggio, affronta tematiche sociali, con uno sguardo a larghissima gittata» che abbraccia «pochi vivi e molti morti», i vari lutti pubblici e privati, causati in parte dalla pandemia, la perdita della compassione e di un ideale comune, la mercificazione che tutto travolge. Contro tutto questo la poesia deve svolgere una funzione di “resistenza” , di militanza, per combattere la mercificazione che tutto travolge, il gelo dei cuori, la mancanza di un’idea comune. Particolarmente toccante è stata la lettura del testo Una lettura in carcere, scritto dopo aver incontrato dei detenuti di Secondigliano, a Napoli e a seguire il testo inedito dedicato alla propria madre ricoverata in un ospizio per anziani.
Nel corso dell’ incontro sono inoltre state presentate tre plaquette d’arte dal titolo Segni di passaggio (Il ragazzo innocuo, 2021) edite da Luciano Ragozzino e da me curate, rispettivamente Segni di passaggio, Nell’afa e Hohokham (consultabili nel sito alla voce “curatele libri d’arte”).
Ad accompagnare uno dei testi contenuto nella plaquette, dal titolo Hohokham, è stato esposto nella Sala degli Specchi della Reggia un bel trittico fotografico del seregnese Giorgio Formenti, ospite della serata. Si tratta di tre scatti in bianco e nero, realizzati nel Cimitero Monumentale di Milano per un concorso fotografico intitolato I Confini della poesia, un felice sconfinamento fra immagine, segno e parola all’insegna della bellezza, testimonianza dell’importanza della conservazione della memoria di quelle figure di antenati chiamate da Pusterla “angelicanze” che non ci sono più, ma che talvolta ancora ritornano nelle nostre vite, facendoci sentire la loro grazia. Si tratta di un termine preso a prestito dal Fiore di Dante che non rappresenta l’angelo nella sua abbagliante figura metafisica, ma «un’essenza, pittosto, eventuale,/ una grazia che appare insieme ad altre minori».