Letteratura e critica - Libri d'arte
Il lavoro dell'artista è il continuo scavo nel mistero Francis Bacon

Il buio

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Il buio, edizioni Il Ragazzo innocuo, 2025.

Foto di copertina di Il buio di Stefano Raimondi, Il Ragazzo innocuo, 2025
Foto di copertina di Il buio di Stefano Raimondi, Il Ragazzo innocuo, 2025

 

Il buio di Stefano Raimondi è un libro d’arte che contiene sei poesie da: Il sogno di Giuseppe (libro secondo – Il Buio) e un’acquaforte originale stampata in rilievo di Stefano Raimondi con una nota critica di Elisabetta Motta. È stata composta con caratteri magister e stampata su carta Amatruda d’ Amalfi con i torchi dell’ Ex gelateria di via Guinizelli 14 per i tipi de Il ragazzo innocuo in 44 esemplari numerati e firmati. Milano, marzo 2025.

 

Immagine dell’incisione realizzata da Stefano Raimondi contenuta all’interno del libro d’artista
Immagine dell’incisione realizzata da Stefano Raimondi contenuta all’interno del libro d’artista

 

Testo critico di Elisabetta Motta

Il buio costituisce il secondo libro di un poema a cui l’autore ha cominciato a lavorare nel 2019 (dopo la pubblicazione della matrice intitolata: Il sogno di Giuseppe – Amos Edizioni 2019) e che attualmente è ancora in via di composizione e strutturazione. Protagonista principale è il Giuseppe biblico, un personaggio apparentemente lontano, ma in realtà ben radicato nel reale. A colpire l’autore è stata la sua storia di abbandono, da parte dei fratelli, e di violenza operata da chi, invidiandolo, ha cercato di farlo sparire, sprofondandolo nella cisterna. Da questa condizione di esiliato e privato della luce Giuseppe riaffiora, in virtù della sua sapienza nel sognare (vedere e dire). La buia cisterna, nella quale è rannicchiato, rappresenta infatti una prigione ma anche il perimetro esistenziale dal quale si può vedere e ascoltare il mondo, accogliere voci e testimonianze altrui, che egli sa interpretare e raccontare liricamente. Le voci nel testo sono evidenziate da grafie differenti: quella di Giuseppe in corsivo, quella del narratore in tondo, quella dei personaggi tra virgolette caporali. Tra i personaggi spiccano i saggi, che consigliano e profetizzano, e le donne del pane, che lavorano a fianco alla cisterna e rappresentano, assieme alla madre (che appare in sogno al figlio lontana e beata), quella dimensione etica che costituisce un elemento imprescindibile della scrittura di Raimondi. L’incisione che accompagna il testo, raffigurante una ciotola, costituisce una sorta di correlativo oggettivo della sua poetica. Dal punto di vista psicologico, la ciotola è un simbolo archetipico di conservazione e nutrimento e freudianamente rappresenta il grembo materno. Analogamente la parola di poesia è una parola-ciotola che accoglie e conserva e deve essere porta all’altro attraverso un gesto a due mani che implica cura, poiché, se così non fosse, il contenuto potrebbe facilmente tracimare e andare perduto. È in questo porgere che la parola diviene un luogo nuovo, un comune spazio di condivisione, ascolto e ri-visione.

 

Testi poetici di Stefano Raimondi

Si vedono cose scontornate dal buio
dentro le grotte, dentro i rifugi, dentro le cisterne:
calano mute dai mezzogiorni.

È da uno sguardo di sbieco
che ti ho vista arrivare.
Nell’occhio passavi
come le albe passano sui cornicioni.

Non ci sono deserti grandi abbastanza
come questi respiri: le Madri hanno due vite
due promesse : una è per la morte.

Sei passata. Il fianco ancora caldo
le tue vene pronte a sparire
barattate piano. Tu
così lontana, così beata
tra le parole nascoste ai padri;
tu così corpo, così parto.

Non si tengono mai a bada i sogni
e neppure tu, con la tua cesta gelata,
hai mai convinto un Re soltanto.
Eppure è stato così il sobbalzo, lo spavento
il tuo sparire: l’ho capito da lì
il salto dell’annuncio
i minuti silenziosi del tuo sparire.

È stato così il mio sogno strano:
era giorno.
Faceva sempre giorno.
Per le madri le notti sono veglie:
lo avrei saputo di lì a poco
gelando nella primavera.

Mi dicevi di non uccidere
la lucertola. Me lo dicevi
piangendo tra le Donne del pane.

L’avevano trovata nell’angolo
tra l’ombra fresca a Sud della cisterna.

Era solo immobilità: faceva
anche lì buio per poco.

«Non schiacciare la lucertola
– dicevano – non ucciderla mai».

Sapevo che il tempo dei deserti
era un racconto immobile e tremendo.
Ma il sogno vegliava.

Stefano Raimondi mentre incide la lastra per l’incisione - Foto scattata nell’atelier il Ragazzo innocuo
Stefano Raimondi mentre incide la lastra per l’incisione – Foto scattata nell’atelier il Ragazzo innocuo

 

Ritratto di Stefano Raimondi – Foto scattata nell’atelier il Ragazzo innocuo
Ritratto di Stefano Raimondi – Foto scattata nell’atelier il Ragazzo innocuo

 

Luciano Ragozzino, Stefano Raimondi, Elisabetta Motta- Milano, aprile 2025
Luciano Ragozzino, Stefano Raimondi, Elisabetta Motta- Milano, aprile 2025
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