Scritto di Elisabetta Motta
Ora è un paese che segna l’estremo limite ovest della Valsolda, collocato a ridosso del confine con il Canton Ticino. Da lì lo sguardo può abbracciare un paesaggio bellissimo e suggestivo, fatto di luci e riviere, prospettive di monti digradanti repentinamente e a volte più dolcemente sullo specchio del lago sottostante. Un paesaggio ritratto in moltissime stampe d’epoca e assai amato dai viaggiatori in transito per quei luoghi fra XVIII e XIX secolo.
In questo territorio è vissuto Fogazzaro, che vi ha ambientato il suo celebre romanzo Piccolo mondo antico e ancora vi è la sua casa, oggi proprietà del FAI, meta di numerosi visitatori. Un territorio scampato allo scempio edilizio odierno e che ha mantenuto piccoli nuclei abitativi fatti di case addossate e chiuse gelosamente in sé stesso, ricco di boschi che hanno riacquistato faticosamente gli spazi sottratti dal lavoro dell’uomo nel corso dei secoli.
Giovanni Colombo, artista comasco, ce lo ripropone intatto con tutto il suo fascino attraverso diverse vedute delle sponde comasche e ticinesi sul Ceresio.Nell’utilizzare una tecnica mista (acquaforte, acquatinta, punta secca, acquerellatura) si è lasciato guidare (come aveva già fatto Fogazzaro nel descrivere poeticamente quel paesaggio) da un ibridismo di stile e di linguaggio che è specchio della realtà di quei luoghi alternante fra altezza e profondità, fra luce e oscurità, fra chiusura e apertura. Le varie campiture, attraverso l’uso di toni, tratteggi e colori evidenziano un’atmosfera di sospensione, di “tacita attesa”. La diversa temporalità delle immagini di cielo, montagne e acque riconduce alla misteriosa stratificazione e ambiguità del paesaggio, solare e invitante di giorno ma inquietante all’imbrunire. Con il calar della sera, infatti, sembrano cambiare le proporzioni e le distanze e una sensazione di turbamento affiora dalle acque del lago. Un paesaggio “a due anime”, che ha di certo influito sulla psicologia dei suoi abitanti. Se da un lato la conformazione geografica del territorio che ha determinato l’isolamento ne ha forgiato il carattere chiuso e schivo, dall’altro l’interruzione del campo visivo alla linea d’orizzonte ha costituito uno stimolo a far sì che il pensiero fluisse nella contemplazione, nell’immaginazione e nel sogno. Una “lotta” che prosegue negli anni e che ancora ci affascina per la sua componente di mistero che solo a tratti si svela attraverso una pennellata di colore, una parola sospesa, un cambio di luce repentino, un volo di cormorani, restando tuttavia insondabile e inafferrabile come le acque specchianti del lago.