Letteratura e critica - Libri d'arte
Il lavoro dell'artista è il continuo scavo nel mistero Francis Bacon

Davide Rondoni, Possiamo soltanto amare, Lithos, 2010

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Libro d’artista composto da una poesia di Davide Rondoni con serigrafia a colori di Giuseppe Vigliotti e testo critico di Elisabetta Motta. La stampa su carta Graphia è stata curata dall’artista. Edizioni Lithos, Como, 2010. Formato 8,5 x 12,5
Libro d’artista composto da una poesia di Davide Rondoni con serigrafia a colori di Giuseppe Vigliotti e testo critico di Elisabetta Motta. La stampa su carta Graphia è stata curata dall’artista. Edizioni Lithos, Como, 2010. Formato 8,5 x 12,5

Risvolto di copertina

“Gli uomini da sempre – scrive Davide Rondoni – fanno cinque o sei cose: fanno l’amore, fanno la guerra, si rivolgono a Dio, provano a darsi delle leggi. E fanno poesia, per poter relazionarsi con il segreto della vita, per metterlo a fuoco”. Ed ecco svelato il mistero dell’esistenza, sbattuto in faccia con una frontalità così diretta che sconcerta: “Possiamo soltanto amare / il resto non conta, non / funziona”. L’amore come necessità, dialogo, condivisione, avventura che richiede coraggio: “Amare è l’ occupazione / di chi non ha paura”, scrive in Apocalisse amore. La dolcezza come compimento delle forze. La luce. E l’allegria profonda. Questi i segni di chi conosce perché ama. Le stelle testimoni raccoglieranno il respiro, affideranno il ricordo alle molte braccia del vento. “Il resto è il teatro amaro / dell’impotenza sotto il sole giaguaro”.

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Il testo critico è contenuto su foglio sciolto all’interno del libro d’arte.

È un messaggio forte e chiaro quello che ci giunge dal testo di Davide Rondoni, sbattuto in faccia con una frontalità così diretta – la stessa con cui  egli affronta la vita – che quasi sconcerta: «Possiamo soltanto amare /  il resto non conta, non / funziona». Ancora una volta egli propone il tema dell’amore come meravigliosa necessità, come nucleo di valore non intaccabile e fondante la nostra esistenza: si tratta di uno dei leitmotiv  della sua produzione poetica. Essa si alimenta di grandi interrogativi sulla vita, la morte, la fede, il mistero,  di fatti  ed  eventi, anche minimi,  che egli cerca  di custodire, dando loro rilievo e senso, mettendoli a fuoco.

Prende corpo in un desiderio di partecipazione a tutta la sostanza dell’essere, in una sorta di abbraccio vitalistico che si esplica nel tentativo di riportare il tutto del mondo al suo fuoco primigenio, al motore che muove il mondo: «l’ amor che muove il sole e l’altre stelle» di dantesca memoria.  E proprio le stelle e i venti, in quanto partecipi del moto stesso dell’essere, di quello slancio che tiene in tensione le cose nella loro fondamentale natura di realtà date, saranno chiamati a giudizio, testimoni di una vita spesa nelle tenebre del  disamore e dunque destinata all’oblio o al contrario accesa dalla fiamma vivificante di amore e destinata dunque a durare anche oltre la vita. Solo l’amore infatti è in grado di vincere la sfida contro il tempo e sconfiggere la morte. L’amore per Davide Rondoni  è  un’apocalisse, un disvelamento dei tempi. Amare in fondo è come dire: «tu non morirai». È un’ impresa che richiede coraggio, forza, dedizione, è un cammino che diventa arduo tanto più l’amore si fa universale sull’esempio di Cristo, pertanto non esente da battute d’arresto e fallimenti. Nonostante le difficoltà esso resta sempre e comunque  un’esperienza vitale  su cui scommettere. Senza di esso la commedia della vita si  trasforma in un «teatro amaro / dell’ impotenza sotto il sole giaguaro».

Accompagna il testo una serigrafia a più colori  di Giuseppe Vigliotti, essa  si dispiega configurando un’unica immagine che  riprende  alcuni elementi chiave del testo poetico, conferendogli maggior espressività e incisività.

Le immagini sono collocate su di uno sfondo color vinaccia, il cui andamento sinuoso può ricordare un fiume, ma anche la coda di un animale, un serpente, una colata lavica … qualcosa che si muove o che ci muove. Esso può ben simboleggiare la tensione che anima  i testi di Rondoni che rimane ben identificabile al di là dei cambiamenti stilistici avvenuti nel corso di decenni di esperienza poetica e inoltre conferisce un ritmo ampio alla poesia che si dispiega coi suoi versi lunghi e prosaici in una movimentazione profonda. A lato  compaiono dei corpi rannicchiati, colti in un istante di intimità e tenerezza, essi appaiono vuoti al loro interno, palesando la loro transitorietà. Nel loro anonimato e  data la semplicità delle forme appaiono come sculture appena abbozzate, simulacri simili ai calchi pompeiani: sono sedimentazioni dell’ amore che li alimentava in vita e che permangono quale testimonianza al passare dei secoli. Il segno grafico che li caratterizza ha un andamento mosso, contorto, spezzato e sinuoso, fragile e a tratti impetuoso.

Il tempo che scorre e governa, inesorabile e crudele, è simboleggiato  dal calendario azteco, un monolite di roccia basaltica nel cui centro è rappresentato Tonatiuh, il dio sole, con la lingua dispiegata a forma di coltello ad indicare la sete di sangue umano. Ad esso viene associato il dio giaguaro, adorato dalle civiltà precolombiane come un dio antropofago che ha in sé la grandezza del sole, la voce del tuono e la potenza della morte.  Nelle nuvole di colore giallo che sembrano scorrere sopra il  testo nelle diverse forme di vapore-fumo, foglia e crepa l’artista ha voluto sintetizzare ciò che “sta a guardare” e che tutto accoglie e rigenera: il regno delle acque, quello vegetale (ma anche linfatico in genere, i rametti  sono anche vene o canali nervosi), quello dell’aria e dei venti, il cosmo con le stelle e le galassie in espansione o implosione, ma anche atomi con orbite irregolari  di elettroni.  Quello che risulta alla fine è un quadro dove tutto “si tiene”,  in cui anche i versi poetici sembrano frammenti esplosi da un’originaria unità cosmica e partecipano assieme agli elementi naturali ad un disegno misteriosamente profondo.

Incontriamo Davide Rondoni per la firma del libro d’arte Possiamo soltanto amare (Lithos, 2010) il 17/03/2010  in un gran bar cinese di Milano, in una traversa di viale Porpora

Potrebbe sembrare un luogo strano e poco adatto per un incontro del genere, ma non per chi conosce Rondoni. Milano è una città in cui transita spesso sia per lavoro che per incontrare gli amici e, proprio in via Porpora (ora sede della rivista Tempi), un tempo andava a trovare don Giussani, amico e maestro.

Preso entro un vortice di appuntamenti, conferenze, reading poetici, Rondoni si sposta quotidianamente. Aeroporti, tavolini del bar, autogrill, ma anche treni  o auto in corsa sono tutti luoghi che fungono spesso da naturale contesto ai suoi componimenti. Il titolo di una delle sue raccolte poetiche più conosciute, Il bar del tempo (Guanda, 1999), è emblematico  di come i tavolini del bar possano costituire per lui  un punto di osservazione privilegiato da cui osservare il mondo. Non c’è dunque da stupirsi della sua richiesta di firmare il libro d’artista non in stamperia o nell’atelier dell’artista, ma proprio in un bar, del tutto  anonimo.

Spesso in ritardo agli appuntamenti questa  volta non si fa attendere a lungo: scende da un  taxi in corsa e ci raggiunge salutandoci calorosamente con un abbraccio. In una mano l’immancabile toscanello, sulla testa uno dei suoi improbabili cappelli, sulla spalla la borsa  di pelle che sembra una bisaccia. Ci dice subito che ha poco tempo a disposizione per la firma, perché di seguito ha un appuntamento, ma si capisce  che non vede l’ora  di avere tra le mani i libri, che non  ha ancora avuto modo di vedere ultimati.

È la prima volta che Rondoni e Giuseppe Vigliotti si incontrano di persona. Pur avendo un temperamento opposto l’uno all’altro, tra i due subito si avverte una reciproca simpatia. Rondoni è  estroverso, con la battuta sempre pronta, Vigliotti è estremamente timido e riservato e non ama parlare in pubblico. È un artista eclettico; si occupa in prevalenza di grafica, fotografia e video-installazione e ha lavorato come illustratore freelance per diverse case editrici nazionali. Ha accolto con entusiasmo la proposta di  accompagnare il testo poetico di Rondoni con un suo lavoro artistico, realizzando una serigrafia a tre colori di grande impatto visivo, ripiegata  a forma di libro. La dispieghiamo sul tavolino, in modo da poterla ammirare nella sua interezza. Siamo colpiti da come abbia saputo riprendere alcuni elementi chiave presenti nel testo di Rondoni e li abbia tradotti in immagini, conferendo così maggior espressività anche al testo stesso: il regno delle acque, quello vegetale, quello dell’aria e dei venti, il cosmo con le stelle e le galassie, atomi ed elettroni. A emozionarci  però sono soprattutto i disegni dei corpi rannicchiati, colti in un istante di intimità e tenerezza, come sculture appena abbozzate, simulacri.

Vigliotti ci racconta che vive a Como ormai da molti anni, ma che i suoi genitori sono di origine napoletana e  da bambino  l’avevano portato a visitare  Pompei. In quell’occasione era stato molto suggestionato alla vista dei calchi di uomini, donne e animali. E così alla  lettura del testo poetico  di Rondoni,  in cui si parla dell’amore come elemento vitale, senza il quale siamo più simili ai morti che ai vivi,  l’immaginario è corso proprio  a quei  calchi. Di conseguenza poi è venuta l’idea di posizionarli su uno sfondo rosso cupo, il cui andamento sinuoso può ricordare appunto una colata lavica.

Dopo questo emozionante ricordo si procede alla firma del libro d’arte. L’operazionedura circa un’ora, intercalata da battute, risate, bevute. Ci salutiamo concordando la prima data della presentazione del libro d’arte, il 21 marzo 2010, in occasione dell’evento La poesia  fra alfabeti e utopie organizzato da Lorenzo Morandotti, presso il Teatro Sociale di Como per la Giornata mondiale della Poesia.

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Posted in Curatele Libri d’Arte

Elisabetta Motta View posts by Elisabetta Motta

Sono scrittrice, autrice di articoli, recensioni, interviste e saggi critici sulla poesia contemporanea. Amo l’arte in ogni sua forma, in particolare mi affascina in poesia il binomio parola / segno. Ho avuto la fortuna di incontrare nel corso degli anni alcuni piccoli editori che realizzano libri d’arte e poter collaborare alle loro edizioni con i miei testi critici. Come operatrice culturale organizzo eventi per La Casa della Poesia di Monza (di cui sono Vicepresidente dal 2015) nello splendido scenario della Villa Reale e del parco. Insegno lettere da molti anni in un liceo artistico a dei ragazzi meravigliosi ai quali cerco di trasmettere la mia passione per la poesia e per la bellezza e la convinzione che il lavoro dell’artista è il continuo scavo nel mistero. E di certo continuerò, finché avrò voce e fiato per farlo.

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