Il libro d’arte Amali più di me, edizioni Josef Weiss (Mendrisio 2015) contiene cinque testi poetici di Davide Rondoni. È stato tirato in 100 esemplari numerati con numeri arabi da 1 a 100. Si presenta con una raffinatissima legatura all’orientale.
I testi sono accompagnati da fotografie di composizioni con caratteri in legno poggiate su carta Ebrù. Le immagini e le carte sono state realizzate dall’editore
— di Elisabetta Motta
Nel libro sono contenuti quattro testi dedicati ai figli, Bartolomeo, Carlotta, Battista e Clemente e un quinto testo Amali più di me che dà il titolo alla raccolta. Sono poesie che fanno parte del cosiddetto “cerchio familiare”, un tema non nuovo per Rondoni, che ai figli ha dedicato nel corso degli anni alcuni tra i suoi componimenti più belli (Bartolomeo, Carlotta, Il terzo figlio, A Battista, Batìs, Appunti per l’arrivo di Clemente), disseminati nelle varie raccolte poetiche.



L’intento di Josef Weiss è stato quello di creare una vera e propria “casa” per ospitare la famiglia di Rondoni, arredandola con preziosissimi tipi tipografici veneziani, che creano delle composizioni con le lettere che compongono i nomi dei figli. L’ effetto è quello di una fusione unica fra l’arte tipografica e le poesie.
In Amali più di me, che funge da testo introduttivo, il poeta, che si ritrova a faccia a faccia con Dio nel vuoto di una cattedrale, non distoglie lo sguardo e non si sottrae al confronto diretto, ma si rivolge a lui con una invocazione e gli affida i suoi figli e la moglie. Si rivolge a Dio senza mezzi termini, coi toni di una sfida, con un linguaggio duro e tagliente: «Ti sfido: / amali / come non so fare io, tienili / nella vita che non va via e cresce come un grido // amali più di me, se sei / dio». È una supplica ma anche un imperativo: nel caso Dio non lo sapesse fare, il poeta scrive se ne può anche «crepare nell’oblio».
È un testo che ha in sé una grande forza espressiva e necessita di essere letto ad alta voce, quasi gridato.
Ma perché questa necessità di affidarsi a Dio o meglio di affidare al lui quanto ha di più caro? Confrontandosi con l’amore di Dio che è smisurato, infinito, già dai tempi di Avrebbe amato chiunque il poeta aveva sperimentato la propria inadeguatezza, l’incapacità di amare di un amore che abbia la stessa apertura alare . Ha scritto in apertura del volume: «Voler bene a una persona / è un lungo viaggio». E oltre: «Voler bene a uno, a mille, a tutti / è come tener la mappa nel vento. / Non ci si riesce ma il cuore / me l’hanno messo al centro del petto / per questo alto, meraviglioso fallimento.»

In questo viaggio che è la vita, il poeta affida a Dio tutte le persone che ha incontrato, non solo i figli e la moglie, ma anche quelli che non ha saputo amare, gli amori da due lire («anche quelli che ho amato come i cani»), quelli che stanno agli incroci del vento come sorelle o angeli o quelli lontani nel tempo, rimasti là come immobili pitture, come «ombre tra le mani», gli amori che tolgono il fiato «labbra su cui ho fermato un istante il respiro», altri che sono «nomi nel vento uccelli impazziti». E infine quelli di cui non ha fatto quasi in tempo a dire il nome perché erano già via, verso i campi e oltre la collina, già sconfinati.
La riconsegna finale è dunque nella mani di Dio, nel suo abbraccio. Non importa che il poeta li nomini uno ad uno, Dio quei nomi li conosce già …
Egli agisce per delle vie che non sono le nostre, ( il suo cuore è «incomprensibile») ma vi è anche la certezza che egli opera sempre per il bene e che vi è un risvolto di grazia per tutti.
A seguire nell’edizione trovano posto i testi dedicati ai figli, legati a lui da un «amore strepitoso, tutto / avventuroso» come scrive nella poesia dedicata al figlio primogenito, Bartolomeo.
«La paternità è un’esperienza talmente misteriosa, sfuggente, fine, incredibile, dolorosa e meravigliosa che solo Dio può giudicarla. Quando nasce un figlio esprimi gratitudine. E mentre il volto di quel bambino si precisa e diventa il volto di un ragazzo e poi di un uomo con tutte le difficoltà che ci sono in questi passaggi, quel piccolo “grazie” iniziale si approfondisce, viene levigato dalla pietra pomice dei colori e delle difficoltà, diventando sempre più grande.» (da una intervista di Paolo Pegoraro apparsa sul settimanale “Credere”del 23 agosto 2015, p.11)
Ogni figlio per Rondoni è più che segno, è meraviglia, forma e sostanza del mistero davanti al quale si fatica a trovare le parole, come dice nel testo dedicato a Clemente: «invadente è il mistero, vedrai, non lascia parole metafore / pensieri» per questo se vuoi parlare di loro, come di ogni vero amore si può farlo solo poeticamente. E così mentre li guarda crescere, vedendosi già in là con gli anni, col fiato corto, e pensando alla meta del comune viaggio, cresce anche la certezza di un posto buono per ognuno di loro.
Nella poesia A Carlotta, ipotizzando di ritrovarsi in uno futuro lontanissimo, dagli scenari apocalittici e fantascientifici, immagina che sia proprio la figlia Carlotta ad indicare la meta finale: «vedi questo è il luogo dove eravamo diretti / il nucleo di buio e di luce del tempo, il luogo che ha / la stessa natura del nostro amore.»
Di seguito vengono riportati due testi di Rondoni contenuti nel libro d’arte:
Amali più di me
Ma ora che siamo io
e tu
nella navata che mi zooma
ai tuoi occhi, dio,
ti sfido:
amali
come non so fare io, tienili
nella vita che non va via e cresce come un grido
amali più di me, se sei
dio,
con un amore che funziona, che non so come
ci perdona ferisce e
nei tuoi occhi foresta
ci perfeziona
amali se sei dio – niente per me ti chiedo
o te ne puoi
crepare nell’oblio
insieme con io
ma se nella tua testa
incoronata di tempesta
anche solo una spina di luce
incide per sempre il buio feroce
i miei figli, lei
a cui ho detto un sì e molti no
se davvero sei tu
amali più di me
anche quelli che ho amato come i cani
che non ci ho saputo fare
e gli angeli fermi agli angoli per me e
ombre tra le mani,
camminate perdute di fianco -dove vai
ma era già nell’erba alta e poi
oltre la luce violenta della collina (forse
amare è
guardare qualcuno che taglia i campi e
sconfina)
labbra su cui ho fermato un istante il respiro
nomi nel vento uccelli impazziti –
questa è la sfida alla tua tempia divina
di spini infiniti
amali più di me, ti prego,
dico al tuo cuore incomprensibile, dal mio
tutto diamanti e detriti
A Bartolomeo
Sei il fulgore che fa sparire il cielo
e la terra
e mi divora d’amore
annulla ogni mio minimo potere
ora sei forte come l’uomo che sono stato
e mille volte mille più bello,
ho pianto tante volte non sai
pensando di averti perduto dietro al cancello
delle mie partenze, delle mie mancanze
e mi fai risorgere ogni volta con un saluto
un stasera ci sei? una richiesta da bambino e da uomo –
mio figlio, mio tuono
a te affido il niente del nome, e il tempo
prima del tempo, una razza che viene
dal lavoro e dal mare, una gente
che ha saputo costruire e pregare
e anche sperdutamente
amare –
non esser come me, ora
è tua la partita
e questa non la potremo vedere insieme intera, i re
non dipendono dalla stirpe, ma dalla vita, cerca
la regalità di ogni cosa del mondo
l’oro nel profondo dell’aria
o delle cose da nulla, sii obbediente
ma non a me,
ascolta, ascolta il ritmo meno evidente
le labbra quando
urlano e pure se mormorano piano
e non sanno cosa dire davanti
al cielo al nascere al morire.
Tu di’, grida se devi o canta, soffia: padre, non sarà invano,
ma quello nostro,
mio e tuo, che ci ha legato quaggiù
in un amore strepitoso, tutto
avventuroso.
La vittoria ora ti attende, la mia
anche se forse non l’hai mai saputo
sei stato tu.
Alcune presentazioni del libro:

Mirabello Cultura: Pomeriggi Culturali nel Parco
Incontro con gli autori
Arte e poesia
Venerdì 6 maggio ore 18.00
Teatrino di Corte Villa Reale di Monza
Corrado Beretta e Davide Rondoni
Interventi dell’architetto Corrado Beretta sui dipinti di Andrea Appiani
Teatrino (fondale) e Rotonda (Amore e Psiche) e di Davide Rondoni sul tema dell’amore
Introduce Antonetta Carrabs
Presentazione del libro di Davide Rondoni Amali più di me
edizione Josef Weiss (Mendrisio 2015)
L’autore dialoga con la critica Elisabetta Motta
Libreria il Ponte, Mendrisio
11 settembre 2015
Hanno partecipato all’incontro il poeta Davide Rondoni, la critica letteraria Elisabetta Motta, l’editore Josef Weiss.
Video dell’incontro:
Notizia sull’autore

DAVIDE RONDONI nato a Forlì nel 1964, vive a Bologna. Ha pubblicato le raccolte poetiche: La frontiera delle ginestre, Forum (1985), Nel tempo delle cose cieche, Nuova Compagnia editrice (1993), Il bar del tempo, Guanda (1999), Avrebbe amato chiunque,Guanda (2003), Apocalisse amore, Mondadori (2008), Si tira avanti solo con lo schianto, Whitefly press (2013), Cinque donne e un’onda, Lanieri (2015). In ambito saggistico ha pubblicato Non una vita soltanto, Marietti (2002), La parola accesa, Edizioni di pagina (2006), Il fuoco della poesia, Rizzoli (2008), Contro la letteratura, Il saggiatore (2009), Nell’arte, vivendo, Marietti (2012), L’amore non è giusto, Cartacanta (2013). Ha pubblicato i romanzi Hermann, Rizzoli (2010), Gesù, un racconto sempre nuovo, Piemme (2013), Se tu fossi qui, San Paolo (2015), E se brucia anche il cielo, Frassinelli (2015). È autore di numerosi testi teatrali, ha curato le traduzioni dei Fiori del Male di Baudelaire (2011) e della Stagione all’inferno di Rimbaud (2012) oltre a opere di Eliot, Péguy, Mounier. Ha fondato e diretto per diversi anni il Centro di poesia contemporanea dell’ Università di Bologna, dirige la rivista online “clanDestino”, è editorialista di “Avvenire”. Per informazioni www.daviderondoni.altervista.org
Le foto di Davide Rondoni e Josef Weiss sono state scattate da Elisabetta Motta nell’atelier di Josef Weiss in Mendrisio – per saperne di più sulle edizioni di Josef Weiss consultare il sito: www.josefweissedizioni.com
Il ritratto di Davide Rondoni è uno scatto di Simone Comi